Progressi della ricerca anticancro "made in Italy"

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    Tumore dell'ovaio, scoperta la causa delle metastasi
    Quasi 5mila donne italiane all'anno ne sono affette

    jpg Milano - Nuove scoperte per la medicina. Dopo la pelle sintetica, frutto di un progetto tutto "made in Italy", e la scoperta di una molecola in grado di ringiovanire i muscoli, che in una settimana hanno visto i topi "guadagnare" 40 anni (da 60 a 20), e' stata individuata la molecola Rna responsabile delle metastasi all'ovaio. Si chiama "mir-181a", e sarebbe responsabile della proliferazione delle metastasi del tumore all'ovaio e della sua resistenza ai farmaci antitumorali. Lo dimostrano i risultati di una ricerca coordinata dall'Istituto Mario Negri e pubblicata sulla rivista americana Nature Communication, la stessa che ha dimostrato l'inefficacia del metodo Stamina.

    La pubblicazione della nuova scoperta segue quella dei ricercatori del San Raffaele di Milano, che hanno messo a punto una terapia genica gia' utilizzata per alcune malattie rare puo' essere efficace nel bloccare la crescita del tumore mammario e delle sue metastasi. La ricerca, effettuata su topi, condotta dall’Irccs Ospedale San Raffaele, e' stata pubblicata una settimana fa su Science Translational Medicine.

    Quella dell'ovaio e' ancora oggi una delle forme tumorali piu' aggressive, ma e' anche subdola perche' asintomatica nelle fasi iniziali, tanto che sono 4.900 le donne italiane che ogni anno si scoprono ammalate ma nel 70% dei casi sono gia' in uno stadio avanzato della malattia.

    Lo studio - reso possibile da un finanziamento dell'Airc - e' stato condotto in collaborazione con un gruppo di ricercatori americani, guidato da Analisa Di Feo del Case Comprehensive Cancer Center di Cleveland, e con il gruppo di bioinformatica dell'Universita' di Padova diretto da Chiara Romualdi.

    I ricercatori dell'istituto milanese hanno notato che, in due serie differenti di pazienti, una italiana dell'Ospedale San Gerardo di Monza, e una americana del Mount Sinai Hospital di New York, "l'espressione di mir-181a correlava inversamente con la sopravvivenza delle pazienti". "Significa - spiega Sergio Marchini, Responsabile dell'Unita' di Genomica traslazionale dell'Istituto Mario Negri - che le pazienti che ne esprimevano di piu' - recidivavano piu' precocemente e la loro malattia era resistente alle terapie e progrediva piu' rapidamente'".

    "E' stato anche osservato in topi trapiantati con tumori umani dell'ovaio - continua Marchini - che aumentando l'espressione di mir-181a le cellule di carcinoma dell'ovaio diventano molto piu' mobili, formano un numero di metastasi maggiore e diventano insensibili alle terapie farmacologiche. Bloccando la molecola si invertono molte delle caratteristiche di malignita' e di resistenza delle cellule tumorali".

    "Il tumore dell'ovaio - spiega Maurizio D'Incalci, capo del Dipartimento di Oncologia dell'Istituto Mario Negri - non e' una singola malattia, ma molte diverse malattie che differiscono per estensione, caratteristiche patologiche, sensibilita' alle terapie a sopravvivenza. I risultati della ricerca aprono ora nuove prospettive per caratterizzare in modo piu' preciso le pazienti con carcinoma dell'ovaio e per identificare nuove terapie".
    11/1/2014

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